02/12/13

TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL MIO BRAY di Stilicone


Tomaso Montanari, lo storico dell’arte fiorentino che insegna alla Federico II di Napoli, è uno che di corretto non ha neanche il nome, e che sta ormai incarnando il ruolo del “Grillo dei beni culturali” più che “Robin Hood dei musei pubblici”. Vuoi perché è più dedito al tritolo verbale che all’eguaglianza tra i cittadini e perché, come il comico genovese, senza un megafono in mano, è solo uno che discute e alza la voce al bar. Sì, insomma, uno dei tanti che non sanno quel che dicono.

Montanari è così poco credibile che, pur citando a ogni pié sospinto la Costituzione – fino alla noia, verrebbe da pensare – poi non ci pensa due volte a sventolare davanti le telecamere di “Report” un foglio (quello del progettato tariffario dei luoghi museali di Firenze per concessioni private) che è stato trafugato, cioè ottenuto in maniera illegale. Quindi il primo a non rispettarla, la Madre di tutte le leggi italiane, è proprio lui.

Montanari vorrebbe abolire le soprintendenze, senza rendersi conto che esse rappresentano l’ultimo baluardo alla ventilata privatizzazione del patrimonio culturale pubblico, senza le quali, cioè, conservazione, tutela e (corretta) valorizzazione diventerebbero concetti astratti, piegati ai volere di pochi utilizzatori senza scrupoli. Come sono, per esempio, politici e amministratori che pretendono prestiti eccellenti per le loro iniziative pressoché private (almeno da un punto di vista del ritorno d’immagine). È accaduto tante troppe volte. Nel 2007 l’allora ministro della cultura, Rutelli, non batté ciglio di fronte ai capricci dell’ambasciatore italiano in Giappone, Bova, che chiese e ottenne il prestito dell’Annunciazione di Leonardo da Vinci, degli Uffizi, a Tokio.
Il capolavoro non aveva mai lasciato Firenze. In quell’occasione, per evidenti motivi politici, il “padrone” di Montanari, Salvatore Settis, non intervenne, non scrisse una riga di protesta sui giornali, lui che è sempre così prolisso. Quando gli fa comodo. Infatti, pochi mesi dopo, cambiato il governo, quando Berlusconi voleva portare i Bronzi di Riace alla Maddalena, per il G8, Settis mise in piedi una campagna di protesta senza precedenti. Ma allora, ora che sui giornali è apparsa la possibilità che per l’Expo di Milano del 2015, dagli Uffizi possano partire nuovamente dei capolavori (Annunciazione di Leonardo compresa), perché Montanari e Settis stanno zitti? Forse perché al governo c’è un esponente del PD (come nel 2007) e a capo della cultura un dalemiano? Di certo il silenzio di Montanari e Settis non è normale.
Si diceva del megafono che rientra nei bisogni vitali di Montanari. Adesso pare l’abbia proprio trovato. Si chiama Massimo Bray, l’attuale ministro dalemiano della cultura. Tempo fa questi ha nominato Montanari componente di una commissione incaricata di proporre linee guida per la riforma del Ministero. Un incarico di rilievo, importante. Ciò nonostante Montanari non smesso un attimo di attaccare alcuni dei responsabili delle Soprintendenze italiane, e di sparare a zero sui concessionari dei servizi che lo Stato, legalmente, ha appaltato ai privati perché da solo non ce la fa più. Far parte di una commissione per riformare il Ministero, quindi per razionalizzare il suo funzionamento, non dà diritto a minarne continuamente le basi. Vieppiù se ciò vede protagonista una persona, Montanari, che spesso non ha i titoli per parlare. Prendiamo la questione dell’acquisto da parte dello Stato del Crocifisso attribuito a Michelangelo. Montanari (come altre tre studiosi, Settis, Caglioti e Paola Barocchi) ha fortemente criticato l’operazione affermando che quello non è un Michelangelo. Bene, se si va a spulciare i curricula di tutti e quattro questi signori, non uno di loro ha una sola pubblicazione su Michelangelo scultore. Così come Mr. Johnstone, il perito della casa d’aste Christie’s che la Corte dei Conti incaricò per dare un valore all’oggetto acquistato, nell’ambito del processo a carico di alcuni componenti il Ministero) tra cui l’allora Direttore Generale, Roberto Cecchi, e il Soprintendente di Firenze, Cristina Acidini): anche lui, come i suddetti quattro, non ha mai pubblicato un articolo scientifico su Michelangelo scultore. Quindi… di cosa stiamo parlando?
Montanari, dunque, parla perché c’è chi gli dà credito (testate giornalistiche dove opera personale senza scrupoli e assolutamente ignorante in materia) e chi gli dà voce, chi gli fa da megafono. Come detto, Montanari vorrebbe la distruzione delle soprintendenze, senza sapere – o forse lo sa ma non gli importa – che quella di Firenze, per esempio, ogni anno elargisce fondi utili a tenere in piedi anche il Polo museale di Napoli (dove lui lavora), a proseguire i lavori per i Nuovi Uffizi e, da quest’anno, anche rimpinguare le casse del Mibac con altri 2,5 milioni di euro. Come dire che il Polo fiorentino è uno dei principali bancomat culturali d’Italia. Montanari vorrebbe distruggere tutto ciò. E la sua azione si svolge anche attraverso proclami amplificati dai suoi seguaci. Tra questi, l’ultimo “arruolato” è proprio il ministro Bray.
Il recente tweet del Ministro sullo stato di agitazione del personale Cgil e Cisl degli Uffizi profuma d’ispirazione di Montanari - talmente è talebano, inutile, tendenzioso -,il quale non può che essere grato al suo ministro che lo conserva, lo tutela, lo valorizza, e lo lascia baloccarsi con gli istituti periferici del Ministero che il professorino vorrebbe smontare e rimontare a suo piacimento, come si trattasse del Lego. Della serie: toglietemi tutto, ma non il mio Bray!

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