17/04/15

QUELLO SGUARDO DI MARGHERITA: "MIA MADRE" di Maria Antonietta Serra

Grande attesa per “Mia madre”, il nuovo film di Nanni Moretti.
Attesa delusa, almeno per la sottoscritta.
L’affondo in poltrona vellutata ha tenuto alto in me il sentimento di commozione più per l’evidente copiosa lacrimazione di mio marito che per il film stesso. 
Eh si, lui il giornalista/autore televisivo/scrittore/ecc ecc  attempato e dal cuore cinico ha trovato il film straordinario, commovente, perfetto nella strada descrittiva. Io, casalinga multitasking di mezza età  e dal cuore morbido ho trovato il film lento, noioso e ingannevole nella descrizione del dolore.
Moretti racconta sostanzialmente il malessere che ci scorta nella vita,  costellato da una serie di incomodi  ostacoli difficili da affrontare: il lavoro, la famiglia, la gestione degli affetti, la morte. Che ci sia la mano di un bravo cineasta è lampante ma, come dicevano i prof a scuola “ il ragazzo è bravo ma non si applica, poteva dare di più “.
Poteva stupirci, aggiungo io.
La perla del film è Margherita Buy in una delle sue interpretazioni migliori , chiaramente una Moretti al femminile e per questo più amabile sia nei momenti di egocentrica ironia che in quelli di smarrimento.
Nanni Moretti è meglio che resti dietro la macchina da presa, la sua voce dolciastra e la sua recitazione dal timbro confuso e dalla pausa forzata, quasi in cerca di applauso nei tempi voluti, ne fanno un narciso che a confronto Woody Allen è un dilettante.
Giulia Lazzarini, nel ruolo di ex professoressa di latino e madre morente tiene la parte con gran padronanza ma qualche forzatura, come l’enfasi nello sguardo, si insinua nei momenti cruciali legati al trapasso imminente e, proprio per questo, le nego la promozione a pieni voti.
Il personaggio prende maggiore forma nel ricordo degli ex alunni, che ne decantano il vissuto. Quindi è l’assenza a rafforzare la presenza della madre, come spesso accade nella vita quando qualcuno che amiamo ci lascia.
Beatrice Mancini, la ragazzina che interpreta la figlia della Buy è di spontanea bravura, lieve come solo i giovani sanno essere, e porta un tocco di grazia, di naturalezza alla storia.
John Turturro nel ruolo enfatico e bizzarro dell’attore che interpreta l’attore è meraviglioso nella sua recitazione dalla storpiata pronuncia italiana, indossa perfettamente tutti i crismi che gli artisti conclamati si portano appresso sia nel reale che nel virtuale.
Il bouquet sembrerebbe di grande effetto eppure manca, a mio avviso, quella nota più intima, autentica, di fluido lirismo che chi ha accompagnato alla morte un genitore dovrebbe avere marchiata a fuoco sul cuore tanto da trasmetterla in un solo sguardo.
Però, c’è un però : a proposito di sguardo è da non perdere quello di Margherita Buy: lungo, muto, compassionevole anche verso se stessa, uno sguardo ampio, tanto da riuscire a contenere tutto il dolore.
Qui mi fermo e mi dico : se il suo sguardo è la chiave del film, allora “Mia madre” è un capolavoro.


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